Convegno Storia 2010 ORTE (Viterbo)



Fine della sovranità italiana

Si è svolto ad Orte, in provincia di Viterbo, sabato 30 ottobre 2010, un interessante Convengo sulla Sovranità italiana.
Il Convegno si è tenuto all’interno di una ampia sala, gremita da tante persone interessate ad ascoltare i numerosi relatori che si sono alternati al microfono per raccontarci-informarci delle loro tesi sulla perduta sovranità italiana.
Dopo una breve presentazione di Ubaldo Croce,   ho introdotto l’argomento con la lettura di una parte di una intervista di Alberto Mariantoni sull’8 settembre 1943 che mi  ha rilasciato un paio di anni fa.
Qualche giorno prima del Convengo, l’avvocato Carlo Morganti ha inviato  una lettera  con la proposta abrogativa del Diktat di Parigi del 10 febbraio 1947 predisposta in seno al Parlamento Mondiale per la Sicurezza e la Pace Organizzazione Intergovernativa degli Stati, con sede in Palermo. Ha inoltre allegato una lettera del presidente del Parlamento Europeo (PE) on. Jerzy Buzek, dalla quale si evince indirettamente la competenza abrogativa italiana a tale proposito.
Dopo la relazione di Stelvio dal Piaz dal titolo: ‘Tra cronaca e realtà’, hanno esposto i loro lavori tutti gli altri relatori.
Non ha potuto essere presente Matteo Cornelius  Sullivan, che, ci ha mandato una lettera: Gentilissimi Convenuti, pur non potendo presenziare ho voluto inviare il mio contributo con una breve relazione che tocca prevalentemente la questione storica del tema proposto dal Convegno, dato che sono l'unico, tra i relatori invitati, ad essere di aria monarchica. Quello che conta è però che questo Convegno segna un punto di riferimento per le forze sane del Paese che desiderano prendere le distanze dal marciume imperante e far rinascere seriamente l'Italia! Viva l'Italia! Matteo Cornelius Sullivan, Reggente del Partito della Alternativa Monarchica.
Era presenta in sala anche l’economista Marco Saba che, ci e ha presentato il libro “Le finanze della liberazione europea” con sottotitolo ‘Con particolare riguardo all’Italia’, di Frank Soutard e ci ha parlato delle AMlire, moneta americana con le quali gli americani hanno ‘occupato’ l’Italia. (L'Am-lira ovvero Allied Military Currency è stata la valuta che l'AMGOT mise in circolazione in Italia dopo lo sbarco in Sicilia avvenuto nella notte tra il 9 e 10 luglio del 1943. Il valore era di 100 "am-lire" per un dollaro degli Stati Uniti. Totalmente intercambiabile con la normale lira italiana per decisione militare, contribuì alla pesante inflazione che colpì l'Italia verso la fine della Seconda guerra mondiale. Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. http://it.wikipedia.org/wiki/Am-lira).


Giovanni Bartolone

L’8 SETTEMBRE E LA SICILIA - La Sicilia dall’invasione alla morte di Salvatore Giuliano.
 La Sicilia fu la prima regione italiana a essere occupata dagli anglo-americani. Risentì poco delle vicende seguite alll’Armistizio, successe nel Continente.  La guerra era   finita da una ventina di giorni quando fu proclamato e i siciliani pensavano principalmente a risolvere i gravi problemi lasciati dal conflitto. Moltissimi volevano  l’indipendenza, qualcuno desiderava fare dell’isola il 49ª stato dell’America. Pagò duramente l'odio che una guerra  provoca: fame e miseria, stragi di civili e militari, razzie,  violenze ai danni delle donne, eventi rimossi dalla cultura dominante perché compiuti dagli Alleati; il crollo dello  Stato provocò la rinascita del banditismo e la “formidabile  ripresa” della mafia. L’apposito ordine di Benito Mussolini e la grande civiltà dei siciliani evitarono lo scoppio del terribile flagello della guerra civile. Grazie alla complicità di tanti esponenti del Governo Militare d’Occupazione, numerosi mafiosi occuparono posti di rilievo nelle amministrazioni locali isolane. Li sapranno  sfruttare con sapienza. Con la fine della vampata separatista, la Sicilia fu oggetto dell’occupazione del potere da parte dei rinati partiti antifascisti. Porranno le basi per la  nascita della partitocrazia e del ritorno del clientelismo.
La Sicilia votò in larga maggioranza a favore della Monarchia al contestato referendum istituzionale del 1946. Il 1° maggio 1947 ci fu la strage di Portella della Ginestra.


Antonio Caracciolo

PERDITA DELLA SOVRANITA’ E IDENTITA’ POLITICA
La formazione dell’identità politica di un popolo è un processo lungo e spesso doloroso. Un popolo acquista la sua consapevolezza, nella reale o virtuale contrapposizione  amico/nemico, descritta dal filosofo del diritto tedesco Carl Schmitt, nel 1927. Secondo Gianfranco Miglio, studioso italiano da morto da pochi anni, si tratterebbe di una
“scoperta copernicana” per la scienza politica, che ancora in larga parte si attarda in una visione tolemaica dei fatti politici. L’identità e la consapevolezza politica di un  popolo si esprimono nell’unità sovrana di un’entità statuale, che ha la funzione essenziale di garantire il rapporto protezione/obbedienza. Se uno Stato, che rappresenta un  determinato popolo, viene vinto in guerra, ne consegue una perdita più o meno consistente della sua sovranità. Ma questo popolo non è mai definitivamente sconfitto e  dissolto finché riesce a conservare la sua identità. Gli elementi identitari sono l’ultima trincea della sua capacità di resistenza. Un popolo, infatti, non è mai definitivamente  sconfitto, finché conserva il suo istinto politico nonché la sua capacità di distinguere fra chi è il suo nemico e chi il suo amico.


Francesco Paolo d'Auria

8 SETTEMBRE: UN INCUBO INFINITO
Un incubo da cui non ci si risveglierà mai in quanto l'Italia ufficiale fa di tutto per non cancellare questa pagina nera di Storia, ma cerca di trasformarla in ribellione al  fascismo, vittoria della democrazia e balle varie. La resa incondizionata fu e resterà nei secoli una macchia indelebile nella storia d'Italia. Il volerlo negare o il volerne dare  diverse interpretazioni conduce a null'altro che continuare a vivere in un incubo. Dare all'evento militare una connotazione politica significa andare contro la verità. Se la  guerra fosse stata vincente, non ci sarebbe stato nessun 8 settembre! Se non ci fosse stata la guerra.. anche allora non ci sarebbe stato un 8 settembre! Attribuire al  fascismo il fallimento del regine per la guerra persa é anche questa una gigantesca menzogna. La guerra la perde la nazione, cioé l'Italia. La resa l'ha firmata l'Italia e non  il fascismo e così pure il trattato di pace. La guerra si identifica con la nazione e non con il regime al potere. I fatti relativi all'8 settembre sono una cronaca di errori  commessi da coloro che intendevano "salvare il salvabile" cercando non di combattere o di arrendersi.. ma di fare i furbi passando da una alleanza con la Germania ad  una ipotetica "alleanza" con gli anglo americani, alleanza che non ci fu mai. Fu, di conseguenza, un tradimento ignobile condotto maldestramente nella illusione di "saltare,  all'ultimo momento, sul "carro del vincitore" come fu detto sprezzantemente dell'Italia. Le conseguenze furono catastrofiche. L'Italia senza esercito e senza difesa, La Marina al servizio del nemico, la sconfitta militare e politica, le stragi fra italiani, il disonore, il disprezzo dei vincitori, l'asservimento dell'Italia, le maggiori distruzioni e stragi di civili. la menzogna continua, il degrado della nazione. Nella tragedia non ci furono personaggi che seppero prendere adeguatamente in mano la situazione. Si andò avanti  in maniera dilettantesca. Una grande responsabilità ricade anche sugli Alleati tedeschi incapaci di rendersi conto della situazione e di porvi rimedio in tempo utile. Il dopoguerra ha visto personaggi infimi mettersi al servizio dello straniero vincitore ottenendo in cambio del vassallaggio un posto di rilievo nel governo servile.


Vincenzo Maria de Luca

FINIS ITALIEAE NELLA VENEZIA GIULIA
Le date dell’8 settembre 1943 e del 10 febbraio 1947, tema dell’odierno convegno, rappresentano due momenti emblematici e drammatici della nostra recente storia patria e, se è vero come sosteneva Benedetto Croce, che la storia è sempre contemporanea, tali date ancora oggi influenzano moralmente e materialmente la vita culturale e  politica italiana. Non a caso “Caporetto”, oggi dovremmo purtroppo dire Kobarid, non vuole solo rappresentare il piccolo centro della Slovenia nord-occidentale nella valle  dell’Isonzo, già parte della provincia di Gorizia, ceduto all’allora Jugoslavia nel 1947 e teatro nella prima guerra mondiale (ottobre 1917) di una battaglia disastrosa per le  truppe italiane, costrette ad una rotta precipitosa verso la linea difensiva del Piave, ma è entrato a far parte di diritto in senso figurativo, del prestigioso vocabolario della lingua italiana Treccani, indicando genericamente un grave scacco, una pesante sconfitta, una disfatta, una capitolazione.


Stefano Fabei

LA MILIZIA FASCISTA DI FRONTE ALL’ARMISTIZIO – (Lubiana, settenbre 1943)
In La Milizia fascista di fronte all’armistizio (Lubiana, settembre 1943) Stefano Fabei ricostruisce un aspetto di quel drammatico evento che, dopo il 25 luglio, ribadì il  fallimento del progetto totalitario auspicato da Mussolini: un progetto in realtà mai realizzato, a causa dei molteplici compromessi che il fascismo aveva accettato con  quelle forze conservatrici (monarchia, esercito, chiesa, mondo dell’industria e della finanza, ecc.) che al momento opportuno ne presero le distanze per cercare di salvare  se stesse. Al di là della retorica, dell’immagine di facciata e delle parole d’ordine, il fascismo non era riuscito a cambiare la natura degli italiani, e anche la milizia, «guardia armata della rivoluzione», nonostante la scelta operata in Slovenia, come in molti altri teatri bellici, dette soprattutto ai massimi vertici misera prova della  propria natura  rivoluzionaria.


Orazio  Fergnani

LA FALSA SOCIETA’
Tutte le società in cui si sono riuniti gli Uomini erano basate sulla fondamentale regola dell’aiuto reciproco, sulla lealtà di comportamento, sulla condivisione di beni e valori  comuni e successivamente sulla tradizione storica culturale nazionale. Nessuno degli elementi dei quattro principi fondanti le Società oggi esiste e resiste, seppure sia mai   sia esistito.Tutto questo per colpa e causa del Potere. In particolare in epoca moderna dal  1694 il Potere economico, finanziario e monetario passava dal Principe/monarca alle   cosiddette banche nazionali, da quel momento il controllo anche delle altre sovranità passa gradualmente dai governi di qualunque tipo sempre più alle banche nazionali e  poi alla grande finanza internazionale. Ecco quindi la causa fondamentale all’origine prima della falsità istituzionalizzata e poi delle depravazioni, disgregazioni e corruzioni  degli individui e della società.Occorre pensare alla rifondazione morale, culturale e storica dello Stato e della Società.


Massimo Filippini

LA VICENDA DI CEFALONIA: DAL MITO ALLA REALTA’
La rivisitazione -alla luce di recenti approfondimenti- di una pagina tragica della nostra storia.
I tragici fatti di Cefalonia del settembre 1943 sono stati sempre rappresentati come conseguenza di una ‘iniziativa’ spontanea e plebiscitaria della div. Acqui che l’8  settembre decise di combattere a seguito –oltretutto- di un referendum, contro l’ex alleato tedesco da cui venne totalmente sterminata -sia nei combattimenti che dopo la  resa- nella misura di quasi tutti i suoi circa 11. 500 effettivi di cui si salvarono pochissimi che al comando del cap. Apollonio proseguirono la lotta ‘sui monti’ –come dice  l’ANPI- pervasi da un indomabile furore antinazista in netto contrasto con le risultanze storiche che attribuiscono a costoro il ruolo di “collaboratori” dei tedeschi il cui  ‘comandante’ Apollonio –come scritto nella Requisitoria del PM Stellacci al processo del 1956/57-  era talmente affiatato con essi ‘da essere ammesso poco tempo dopo i fatti alla loro mensa ufficiali”. (Tutto ciò -a detta dell’ex pres. Ciampi- sarebbe stato il ‘primo’ atto della Resistenza !)..Tale agiografica ricostruzione dei fatti è FALSA perché la div. ‘Acqui’ non decise nulla come del resto è agevole dedurre considerando che in una Grande Unità Militare  com’era la ‘Acqui’ chi ‘decide’ è il Comandante e nessun altro. E che la div. Acqui fosse un’ Unità MILITARE e non PARTIGIANA è più che evidente come dimostra  il fatto che il gen. Gandin ricevette lo specifico ed infame ‘Ordine di Resistere’ il 13 settembre (‘Comunicate at gen. Gandin che deve resistere CON LE ARMI at intimazioni tedesche di disarmo a Cefalonia Corfù et altre isole), cui dovette ’suo malgrado’  obbedire. Ho detto ‘infame’ e lo confermo perché esso fu inviato da un  Comando Supremo fuggiasco a Brindisi con la cricca badogliana nella piena consapevolezza di non poter inviare alcun aiuto e addirittura senza una previa  DICHIARAZIONE DI GUERRA alla Germania che equiparò - agli occhi degli inferociti tedeschi- i nostri militari mandati allo sbaraglio a ‘partigiani’ o ‘franchi tiratori’  come tali fucilabili sul posto al momento della cattura. E buon per loro che i tedeschi si ‘limitarono’ –se così può dirsi- a fucilare gli ufficiali come ‘responsabili’ dei loro  uomini. Le nostre perdite pertanto –pur dolorosissime come sa chi scrive- furono infinitamente minori delle 9/10.000 Vittime di cui parlano  perfino le nostre FFAA  malgrado siano DEPOSITARIE nei loro Archivi  - Ufficio Storico dello Stato maggiore Esercito e ’Uff. ALBO D’ORO del Min. Difesa- dei DOCUMENTI che  dimostrano il contrario e che il sottoscritto ha consultato per riportare alla REALTA un fatto  arbitrariamente presentato alla pubblica opinione come un MITO onde  nascondere le terribili responsabilità ‘esterne’ (leggi Badoglio e Comando Supremo) ed ‘interne’ (leggi ufficiali ‘sediziosi’ della divisione) alla ‘Acqui’ che armarono la  mano crudele ed inesorabile dei tedeschi.


Luigi Antonio Fino

LA MEMORIA NEGATA, CRIMINI DI GUERRA DEGLI ALLEATII: PERCHE IL SILENTZIO?
A sessantacinque anni dalla fine del secondo conflitto mondiale inizia ad emergere la verità sull’8 settembre, sul ruolo dei poteri occulti e della mafia. Sarà impossibile  ricostruire tutta la verità perché molti dei testimoni e degli attori di quelle vicende sono ormai scomparsi ma è un dovere morale, in nome della verità e dei caduti di ogni  parte, che sia ricostruita almeno una memoria “condivisibile“, e pertanto rispettabile! Luigi Antonio Fino ripercorre alcune delle vicende sconosciute, quindi una memoria  storica negata, con particolare riferimento alla sua terra, la Puglia, che fu, invece, il teatro non solo di spaventosi eventi bellici, praticamente ignorati dai libri di testo  scolastici e dagli storici accademici, ma anche del lavorio di servizi segreti dell’Est e dell’Ovest, nonché dell’attività spionistica dei sionisti e del nazisti in fuga dalla  Germania e dai Paesi dell’Europa Centro-orientale.


Filippo Giannini

UNA PANORAMICA SU QUANTO ACCADDE PER GIUNGERE   ALLA   FINE   DELLA SOVRANITA’ NAZIONALE.
L’8 settembre 1943 nel ricordo di un bambino. L’incontro del 15 agosto a Bologna fra vertici  militari itaniani e tedeschi. Le testimonianze dell’ambasciatore tedesco Rdolf Rahn: gli incontri con Badoglio e con Vittorio Emanuele III. Il Croocked Deal: Il governo Badoglio fu un governo legittimo? La guerra italo-giapponese. Fine della Sovranità Italiana.


Franco Greco

8 SETTEMBRE 1943 – NEI RICORDI DI UN BALILLA AD ALESSANDRIA D’EGITTO
L’annuncio della resa senza condizioni dell’Italia è arrivata alla Comunità italiana dalla Radio egiziana e dai giornali inglesi e francesi che davano appunto, la notizia, tale  quale era UNA RESA  SENZA CONDIZIONI.  Radio Londra e gli antifascisti lo hanno chiamato  armistizio, per attenuare la tragedia immane nella quale sarebbe  precipitata l’Italia ed il popolo Italiano. 10 giugno 1940, dopo l’annuncio della dichiarazione di guerra fatta dal Duce, in Egitto è scattato un piano, precedentemente concordato dal  Governo Egiziano a Londra  nel 1937, già attuato dal 1 settembre 1939 contro i Tedeschi. Il Piano prevedeva l’Internamento di tutti gli Italiani, dai 15 anni in su, il sequestro dei loro beni,  l’allontanamento dai posti di lavoro, la requisizione ed il divieto di tutte le attività commerciali e l’esercizio delle professioni liberali.


Guglielmo Maria Lolli-Ghetti

CREIAMO L’AUREO! LIBERIAMOCI DALLA DITTATURA USUROCRATICA E GUERRAFONDAIA DEL (IN GOD-MONEY WE TRUST) METASTA$I DEL MONDO
Ancora una volta assistiamo da spettatori e complici coca-colonizzati al saccheggio delle legittime aspirazioni alla libertà, alla pace, alla sicurezza, alla salute, al benessere  da lavoro ben retribuito adeguato al costo reale della vita, al rispetto della dignità e della qualità della vita umana che sono valori non barattabili con alcun Prodotto Interno   Lordo Nazionale, della propria lingua nazionale, delle tradizioni culturali, della religione, dell’unità della Famiglia eterosessuale cosi come ce l’ha mirabilmente dipinta  Michelangelo Buonarroti (1475-1564) nella “Sacra Famiglia” del Tondo Doni, del proprio habitat naturale, della propria integrità biogenica, alla casa, al risparmio -  pensione e al libero accesso e disponibilità di aria, acqua, terra e dello spazio esterno per tutti gli abitanti del pianeta.


Filippo Fortunato Pilato

INFILTRAZIONE, DESTABILIZZAZIONE E CONQUISTA DELL’ITALIA DA PARTE DELLA LOBBY EBRAICO/SIONISTA
Il 21 agosto del 1945 salpò dal porto di Bari, con destinazione Tel Aviv, una nave carica di sionisti ebrei. L’Italia si dimostrò così l’ottimale rampa di lancio per migliaia di  ebrei europei alla conquista della Palestina, da loro considerata “una terra senza popolo, per un popolo senza terra”. Ciò implicò una rete di connivenze e complicità,  nazionali e internazionali, con radici a partire sin dalle origini del governo di Mussolini. Il Betar, famoso battaglione per soli ebrei facente parte delle milizie fasciste italiane, o il Corso ebraico (nucleo della futura Marina Israeliana) presso la Scuola Marittima di Civitavecchia, sono solo la punta d’iceberg di un gran lavoro d’infiltrazione ed accreditamento da parte della Israel lobby nel tessuto governativo italico. Gli scambi di intelligence tra gli esponenti sionisti ebraici italiani, arroccati in posizioni chiave  politico/economiche nelle organizzazioni di regime, e il blocco di sionisti vicini a Jabotinsky, come gli accordi tra nazisti e sionisti per il trasferimento in Palestina di  proprietà ebraiche (l’Haavara), danno la misura di quanto profonda e mirata fosse la presenza ebraico/sionista nei gangli di potere italiani (e germanici), tale da poter  strumentalizzare e addomesticare la politica di guerra a sfavore dell’asse Roma/Berlino pur di realizzare il progetto sionista d’Israele. Gli attentati, sabotaggi e blitz armati  da parte di organizzazioni terroriste ebraiche, perpetrati sul suolo italico dal ’45 in poi, benchè rivolte a bersagli istituzionali britannici, sono solo serviti a sottolineare chi  fosse a decidere delle sorti geopolitiche della “portaerei Italia”, ed a confermare la sudditanza di Roma a Tel Aviv. Addirittura per una decina di esponenti ebraici del  Betar e Irgun, che i Carabinieri avevano dovuto arrestare in seguito all’attentato all’Ambasciata inglese del settembre 1946, venne richiesta la scarcerazione. Dietro tutto  ciò interessi d’egemonia geopolitica, petroliferi (Eni-Mattei) e di commercio d’armi....ù


Giorgio Prinzi

LE TRATTATIVE ARMISTIZIALI COME APPROCCIO STRUMENTALE AD UN FALLITO TENTATIVO DI INGANNO STRATEGICO AI DANNI DEGLI ANGLOAMERICANI
Gli avvenimenti relativi all’armistizio dell’8 settembre 1943 e agli eventi che ne seguirono sono stati giudicati secondo me, con il senno del poi, nell’ottica della situazione  venutasi a creare nel dopoguerra e del clima culturale dominante. Questa è un’ottica che i protagonisti del tempo non potevano avere, pertanto il loro approccio logico  doveva inevitabilmente essere differente, persino sui risultati finali del conflitto, che la classe dirigente nazista era convinta di potere ancora volgere a proprio favore. Gli  italiani vennero informati dello sforzo per realizzare risolutive “armi segrete” proprio nella riunione di Feltre del 19 luglio 1943, giorno del bombardamento del quartiere San Lorenzo di Roma. Mussolini, in quell’occasione, rimase a tal punto affascinato e succube dell’esposizione Hitler da non fare cenno alcuno all’intenzione che stava  maturando in alcuni ambienti italiani di uscire dal conflitto.


Fernando Riccardi

IL GIORNO DELLA VERGOGNA
Da qualche tempo la storiografia dominante, sempre più tronfia e partigiana, sta tentando, in verità con discreto successo, di riformulare il giudizio sull'8 settembre del  1943 quando il tremebondo governo italiano del maresciallo Badoglio si arrese ai diktat degli anglo-americani chiamandosi fuori da una guerra che si stava facendo sempre più difficile. E così, come per incanto, il giorno della vergogna e della indecorosa fuga si trasforma nel giorno della rinascita, del coraggio, dell'orgoglio e dell'identità  nazionale. Badoglio, spogliato del suo manto di ignavia, viene agghindato con la fulgida veste di “salvatore della Patria”. Una manovra insidiosa, subdola ed anche ben  orchestrata che, stante l'assenza pressoché totale di reazioni e l'opulenza dei mezzi mediatici messi in campo dalle  possenti vestali del falso storico, rischia seriamente di  passare per verità inoppugnabile. E invece quell'8 settembre del 1943 rimane un giorno nefasto, il segno indelebile della vergogna nazionale.

Alberto Rosselli

L'AMMINISTRAZIONE FIDUCIARIA ITALIANA IN SOMALIA UN CASTIGO POST BELLICO IMPOSTO ALL’ITALIA
L'Amministrazione fiduciaria italiana della Somalia (acronimo "A.F.I.S.") fu una Amministrazione fiduciaria delle Nazioni Unite nell'Africa orientale amministrata dall'Italia tra il 1947 e 1960. Nel 1941 la Somalia italiana venne occupata dalle truppe britanniche e sudafricane durante la Campagna Alleata in Africa Orientale e la Gran Bretagna aveva assunto l'amministrazione della colonia italiana. Gli inglesi continuarono ad amministrare l'area fino al novembre 1949, quando l'ONU decise di assegnare l'ex-Somalia italiana in amministrazione fiduciaria all'Italia per 10 anni. L'Italia assunse quindi il controllo della ex-colonia il 1º gennaio 1950 e lo mantenne fino alla  concessione dell'indipendenza, il 1º luglio 1960, quando essa divenne indipendente. Subito dopo il termine dell'amministrazione fiduciaria italiana (che costò al nostro Paese  denaro e sacrifici) essa si unì con l'ex-colonia inglese del Somaliland (che aveva ottenuto l'indipendenza il 26 giugno 1960), costituendo la Repubblica di Somalia.


Matteo Cornelius Sullivan

8 SETTEMBRE 1943 – 2 GIUGNO 1946 – LE COSE MAI DETTE E I DOCUMENTI SPARITI
Si tracciano brevemente gli episodi storici dell'8 settembre 1943 e del 2 giugno 1946, con particolare attenzione agli aspetti e ai documenti generalmente trascurati e a  quelli non presi in considerazione; inoltre si propongono delle riflessioni atte ad offrire una angolazione storica differente da quelle generalmente proposte.


Giorgio Vitali

OTTO SETTEMBRE 1943 - UNA TRAGEDIA ANNUNCIATA – QUANDO SI VIVE NEL PASSATO, SI PAGA COL PRESENTE.
La prova conclusasi con la resa ignominiosa, a parte l’eroismo di quanti si sacrificarono coscientemente per salvare il salvabile agli occhi del mondo, è stata condotta in maniera innanzitutto “incapacitante”, per usare una parola finora utilizzata con altri significati. Infatti, il problema Italia nasce appena si costituisce la nostra unità nazionale. Tutti i paesi interessati al controllo del Mediterraneo, dalle grandi potenze europee ai piccoli Stati più o meno indipendenti, dovettero rivedere la loro politica e  reinventare strategie di breve e di lungo periodo. Ne conseguì una sequela di interventi non sempre appropriati, ma che confusero ulteriormente la già improvvisata classe dirigente italiana, la quale fu sbalzata dalla politica regionale degli staterelli ad una geopolitica marina di grande rilevanza mondiale, anche perché l’apertura del canale di  Suez nel 1869, realizzato dal Lesseps sulla base dei lavori dell’italiano Negrelli, riposizionava il nostro paese al centro dei traffici navali di tutte le marine del globo, da cui  era stato escluso a causa delle rotte commerciali atlantiche. Da qui la difficile politica coloniale del nostro paese, e l’oscillazione costante fra una geopolitica “continentale” ed una scelta “marittima”.